La Repubblica Veneta ebbe sempre molta cura dei boschi, molti dei quali (tuttora conosciuti come "bosco di S. Marco") erano riservati per fornire il legno necessario alla costruzione delle galere nell'Arsenale; il bosco del Montello, ad esempio, essendo il piu' vicino a Venezia e situato in prossimita' della via fluviale costituita dal Piave, era considerato una sorta di riserva intoccabile e, come tale, sottoposto al rigido controllo del Consiglio dei Dieci.
Alla fine del XVIII secolo, i boschi "pubblici" o erariali nella terraferma veneto-friulana erano piu' di 700, per una superficie complessiva di oltre 10.000 ettari, dei quali ben 7.400 costituiti dal bosco del Cansiglio (faggi e conifere), che si estendeva tra Sacile e Serravalle, oggi Vittorio Veneto.
Altri boschi di notevole estensione erano, presso Musestre, quello di Ca' Tron (circa 500 ettari di roveri); nel Cadore, quelli di Somadida (Auronzo), di circa 380 ettari e della Caiada (Longarone), di 378 ettari. Nella Carnia spiccava quello di Cisiliars (Tramonti di Sotto), di 326 ettari.
BIBLIOGRAFIA:
Diboscamento montano e politiche territoriali. Alpi e Appennini dal Settecento al Duemila, a cura di A. Lazzarini, Milano 2002;
A. LAZZARINI, La trasformazione di un bosco. Il Cansiglio. Venezia e i nuovi usi del legno (secoli XVIII-XIX), Belluno 2006.