1991 7 - A.S.M., Fondo Confini p.a.- cart. 255 - 1455, 26 marzo: "(...) trovo che alcuni de Valesanctomartino et de Bergamascha teneno sopra adda alcune nave et comballi con li quali comettono de molte fraude zoè de biada, sale et altre cose, et ancho ano fato sopra el dito fiume Dada alcune moline nele quali ponno fa cometute de molte fraude et froxatione: et ancho poterano sempre dire questi tali havere dati et raxone sopra adda, la qual cosa in preiuditio dela Signoria Vostra, ne ho voluto avizare la Signoria Vostra azò sapia que fare sopra zò. Alcuni homini ghano dito voglino levare da lì dite nave et comballi, ghano resposto nò (...)"Kntù, Le vicende della Brianza, 18362terno - cart. 663' esistente fra gli abitanti delle due sponde a partire dal XIV secolo (Guelfi, o Veneziani i Bergamaschi; Ghibellini o Ducali i Milanesi), l'orografia del territorio, infatti permetteva e permette tuttora sia insediamenti abitativi che attività fluviali su entrambe le sponde.y che fosse situata vicino alla vecchia foce del torrente Gallavesa, che in quei tempi sfociava proprio di fronte ad Olginate, e all'imbocco dell'antico ponte, con piloni in pietra, dei quali esiste ancora traccia sotto il pelo dell'acqua, che in quel luogo anticamente attraversava l'Adda. ciute nella Val San Martino da Barnabò Visconti nel 1373.] l'imperatore Enrico II investe il Vescovo di Bergamo della proprietà e dell'usufrutto della Corte di Almenno e dei castelli di Brivio e del Lavello, rivendicati anche dall'Arcivescovo di Milano, Arnolfo II. (1)Voca romana, vi fosse un ponte per il transito fra le due sponde del fiume Adda, in un luogo in cui il suo corso si restringeva, facilitandone la sua gettata: da qui la necessità di un posto di controllo, una torre o un luogo fortificato. (2) stente in questa piccola frazione, affiancata, come potrebbe dimostrare il nome, da un accampamento, almeno al tempo dei Romani, a Caromano (da Castrum Romanum) (3) e quella del Lavello, sull'altra sponda. A questo guado si affiancò, durante l'Epoca Romana, un ponte in pietra, almeno nei piloni, forse congiunti da passerelle di legno, costruito presso Olginate e del quale si è già parlato precedentemente.èproprio presso Olginate, piuttosto che al Lavello: è impensabile che, a quei tempi, si costruissero due ponti a così poca distanza Ötino, dividendosi in diversi canali facilmente guadabili, soprattutto nei periodi di magra. áde Vicomercato, fu eletto Vescovo di Bergamo, dove morì nel 1076. E' possibile che egli abbia voluto mettere uomini fidati nei punti strategici dei propri possedimenti ed il Lavello, rivendicato anche dagli Arcivescovi di Milano, lo era e lì mise qualcuno della propria famiglia per accrescerne anche il potere. Questo ramo, con il tempo, prese il nome del luogo in cui viveva e divennero così i Capitanei o Capitani di Lavello.¨iume, diritto che cedette tra il 1377 ed il 1382 alle Comunità di Olginate e di Brivio.qstito un traghetto, di sicuro dopo il 1300 i documenti parlano sempre e solo del traghetto esistente davanti ad Olginate. Fino al 1700, per la particolare conformazione del fiume, davanti al Lavello esistettero ben due guadi, che permettevano il passaggio del fiume senza l'uso di barche, per quasi tutto l'anno. (5) ±collocazione esatta è impossibile, alla luce dei documenti attualmente conosciuti, ma si potrebbe ipotizzare che si trovasse nella zona antistante Olginate, dove il fiume si allarga per formare il lago.êrequentare la sponda bergamasca del fiume, infestata da banditi e contrabbandieri, che avevano nella zona tra il Lavello ed il Bisone il loro regno ed il loro rifugio preferito.ö del porto).òcadeva il territorio di Olginate ed il tratto del fiume Adda, informava la Cancelleria ducale che alcuni bergamaschi della Val S. Martino, avevano costruito dei mulini ed usavano barche "nave e comballi" sul fiume a danno del Ducato e dei suoi abitanti: contrabbandavano e pescavano contravvenendo agli accordi stipulati l'anno precedente. (7)l'altra sponda a distruggere tutte le imbarcazioni ed i mulini che vi avevano trovato. (8)4(...) vanno da molti anni in qua pescando in detto fiume con diverse sorti d'instrumenti et anco danno le paste al pesce et hanno piantate le dette decinove pallificate per pigliar il pesce et minacciano alli detti olginatesi et altri Milanesi dargli delle archibugiate caso che gli vogliano prohibire il pescare et con la detta pasta vanno totalmente distrugendo il pesce in detto fiume con gravissimo danno della città di Milano (...)" (9)1639, i signori Gasparo e Lodovico d'Adda di Olginate vendettero al signor Cristoforo Sozzi di Caprino un isolotto, detto "isola bergamasca" situato dopo il Lavello, da sempre antico possesso della loro famiglia. (10)‰lle della Serta, sino all'ultima giurisdizione delli eredi del quondam Giacomo Camozzino (...)". (11)•Infatti la Comunità di Olginate, che già era esentata dal pagamento di quasi tutte le tasse per la sua fedeltà al Duca di Milano, doveva pagare solo una tassa alla Camera Ducale che, nel 1621, ascendeva a circa 300 lire imperiali, una inezia rispetto a quanto si raccoglieva con i permessi rilasciati ai pescatori per pescare o per piantare gueglie o legnari e con i pedaggi, per un totale di alcune migliaia di lire imperiali.æcolo, sempre alla famelica ricerca di denaro per sostenere la loro economia, fiaccata dalle numerose guerre, si accorgessero di questa incongruenza.¹ione molto diversa e più selvaggia di quella attuale, derivata dai grandi lavori di sistemazione e di rettifica del suo alveo, eseguiti tra il 1700 ed il 1800.¼mia, quella olginatese, che faceva della pesca una delle maggiori fonti di crescita economica.Xccati, nel fondo fangoso del fiume o del lago, dei lunghi pali, in modo tale da ottenere una struttura a forma di V rovesciata, con la parte aperta verso monte e quella chiusa verso valle: i pesci, ed in particolare le anguille, vi si infilavano e, come prese in un imbuto, venivano catturati dalle reti stese, di notte, tra i pali. Di qui il nome di anguillere o gueglie.Zrio di fronte alla chiesa ed al luogo dove in quegli anni si trovava la foce del torrente Greghentino, e i cui proprietari si dividevano la possibilità di pescare su di esse secondo un calendario ben definito.Z lievi e fitte legne fronzute, tra le quali stanziano volentieri i pesci nel verno e dove facilmente se li pigliano colle reti" (12), e all'occorrenza "stanandoli anche con la calce". (13) te, ognuno dei quali dava un reddito annuo di 6 scudi, contro i 50 dati dalle gueglie.ˆevellere furono oggetto, a partire dal 1400 e fino al 1800, di pesanti diatribe tra Como ed i paesi che le possedevano lungo il fiume.(n la quale si imponeva di "estirpare" tutte queste strutture, ma che poi veniva regolarmente disattesa, perchè esse o non venivano distrutte o erano subito ricostruite non appena distrutte. Incominciò con queste grida, nel 1434, Filippo Maria Visconti, Duca di Milano, e si continuò, a scadenze regolari, anche dopo studi sul fenomeno da parte di illustri ingegneri, fino al 1837, quando esse furono definitivamente distrutte ed il laghetto di Brivio fu bonificato, trasformandolo in un canale.Gqualche beneficio, ma non risolse certo i suoi problemi!Ðguerra.Fdisse dar paste di sorte alcuna a pesci, e in caso di inhabilità di quattro tratti di corda o maggior etiandio pena corporale all'arbitrio di Sua Eccellenza". (15)ni da Pasqua a San Barnaba, 11 giugno; quella de balbi per tutto maggio; quella dè carpani per tutto giugno e luglio; proibita assolutamente la pesca degli altri pesciolini". (16) ucali, poichè esso, per entrare in città, doveva pagare un dazio di 4 denari ogni libbra. (17) un anno ed usando barca e reti, riesce a pescare 400-500 libbre di pesce, corrispondente a circa 300-380 chilogrammi, ed è certamente un dato in difetto, perchè la testimonianza è stata raccolta per motivi fiscali. (18)Àe, botrine, pesce persico, per ogni qualità, e le anguille siano grosse almeno un peso, cioè libre 10", che corrispondevano a circa 7 chilogrammi e mezzo. (19)!nso di bonaria rivalità che separa ancora gli abitanti delle due sponde. Ma in altri tempi "ci scapparono" morti e feriti.9chi, con pazienza, ricerchi i corrispondenti documenti dispersi negli Archivi veneziani.¾ proteggerlo meglio. (20)÷erreno un loro compagno morto. Per alcuni giorni i calolziesi impedirono la pesca sul lago, sparando a chiunque si avventurasse in mezzo ad esso: purtroppo il Commissario ducale di Olginate non potè difendersi, come disse, per mancanza di artiglieria e polvere da sparo! (21)T"messa nova" e trattenersi tutta la giornata nelle vicinanze, poichè attorno al Convento si teneva anche una fiera e mercato. nuovo assaliti da circa 200 calolziesi, armati di spade ed altre armi bianche, che al grido di "carne carne" e "marco marco", cercarono di nuovo di ferire gli occupanti di alcune barche che ritornavano ad Olginate, mentre la campana della chiesa del Lavello suonava a martello per chiamare a raccolta altre persone per dar manforte agli attaccanti. Gli olginatesi, prudentemente, guadagnarono il centro del lago, al sicuro dagli attaccanti, e solo una barca, l'ultima a partire, ebbe alcuni occupanti feriti dalle < al contrabbando di granaglie ed altre merci con la sponda veneziana, frodando il fisco ducale. In questo modo essi potevano allacciare una fitta rete di rapporti, spesso illeciti, con gli abitanti della Val San Martino, per avere informazioni confidenziali, che integravano con quanto potevano osservare nel territorio nemico durante i loro spostamenti. Per loro le autorità ducali chiudevano molto spesso, non solo uno, ma tutti e due gli occhi.ca e sull'uso delle barche da parte dei pescatori, oltre che sulle loro fortune.'entativo, non sempre riuscito, di reprimere il contrabbando.€barche, si succedettero anche negli anni seguenti, dietro agli ordini del Duca Francesco Sforza e dei componenti del Consiglio Segreto, tanto che due anni dopo, nel 1455, i pescatori inviarono al Duca una petizione con la quale chiedevano di far riconsegnare loro le barche sequestrate.¸ito di non commettere nè consentire "fraude alcune, nè de biade, nè de sale, nè d'altro", perchè "senza esse mal potriano vivere, perchè con quelle se exercitano in pescare e dano vita a soi figlioli et familia". (24)a venne proibito a tutti i traghettatori, molinari e pescatori di traghettare di notte, tra le due sponde, persone, granaglie, e cose "soto pena de la desgratia del nostro Illustrissimo Signore et de quello che si contene in li ordini ducali". Inoltre venne ordinato ai possessori di barche di Olginate di legarle alla riva per mezzo di catene e di lucchetti, quando esse non dovevano essere usate per la pesca, e le chiavi dei lucchetti consegnate al guardiano del porto, che le terrà presso di sè "da una ave maria al dì seguente", sempre sotto pena della "disgratia ducalle", in caso di disubbidienza degli ordini. Se le barche non fossero state ben legate alla riva, il colpevole di tale leggerezza veniva inflitta una pena di 25 "stare", da pagare, per due terzi alla Camera Ducale e per un terzo a colui che l'aveva scoperto. (25)ale divieto annullando una precedente ordinanza una precedente ordinanza che ribadiva tale divieto.t ** Maggio 19914 Note:5rali di S. Vincenzo e di Sant'Alessandro. Avviò la nomina dei "Presbiteri decumani" cioè del capellani delle altre chiese della città. Per l'amministrazione finanziaria della diocesi, incominciò ad avvalersi di un "camerarius".K CONF1991