La Repubblica di Venezia comprendeva nel suo territorio trentasei diocesi. A quelle illustrate nella carta vanno infatti aggiunti i quindici vescovati dello "Stato da Mar", qui elencati con il nome del titolare: Arbe: Antonio dall'Ostia Cattaro: Giovanni Martino Baccolo Cefalonia: Francesco Marcati Corfu': Francesco Maria Fenzi Curzola: Giuseppe Cosevich Lesina: Giovanni Domenico Stratico Macarsca: Fabiano Blascovich Nona: Giambattista Giurileo Ossero: Simone Spalatini Scardona : Stefano Antonio Trevisan Sebenico: Felice Venanzio Scotti Spalato: Lelio Cippico Trau': Antonio Belglava Veglia: Giacinto Ignazio Pellegrini Zara: Giovanni Carzana Quanto all'assetto diocesano della terraferma, e' curioso notare la discontinuita' territoriale del vescovato di Padova, uno tra i piu' estesi; infatti la sua giurisdizione risulta divisa in due parti (solo nel 1818 la contiguita' territoriale verra' realizzata - come oggi appare - mediante un sottile cordone ombelicale). Il territorio lagunare era frammentato in ben cinque diocesi: quella di Torcello che controllava gran parte del territorio di terraferma, a nord di Venezia, appartenente al Dogado, quella di Chioggia che ereditava il territorio da Malamocco (l'antica Metamauco, capitale delle Venezie dal 741 all' 810), quella di Venezia (con titolo patriarcale), e poi quelle di Padova e Treviso, che per brevi tratti paludosi toccavano la laguna. La diocesi di Venezia aveva un'estensione limitata; oltre alle parrocchie della citta', amministrava quelle nel territorio di Gambarare ed inoltre aveva il controllo di Grado e Latisana e il vicariato di San Fior, detto anche Forania del Campardo, presso Conegliano, ereditate dal patriarcato di Aquileia. Per l'evoluzione della suddivisione diocesana nel Settecento una data significativa risulta proprio quella del 1751, anno in cui papa Benedetto XIV con la bolla Invicta nobis decreta la soppressione dell'antico e prestigioso patriarcato di Aquileia, e la creazione di due arcivescovadi, di Gorizia per i territori asburgici e di Udine per quelli della Serenissima. Il vescovo di Udine acquista il titolo di arcivescovo e diventano sue suffraganee le diocesi di Padova, Vicenza, Verona, Treviso, Ceneda, Belluno, Feltre, Concordia, Capodistria, Cittanova, Parenzo e Pola. L'arcidiocesi udinese amministrava alcune piccole aree inserite nel tessuto di altre diocesi, ereditate dal dissolto patriarcato: Sesto al Reghena in territorio concordiese, Moniego di Noale in territorio trevigiano, Sacile e il vicariato di San Cassiano del Meschio con San Polo di Piave, in territorio cenedese. Significativo per gli assetti territoriali diocesani risulta anche l'accordo stipulato nel 1786 tra l'imperatore Giuseppe II e il Senato veneto, secondo cui le parrocchie situate fuori territorio di uno Stato diverso da quello della diocesi sarebbero state cedute alla diocesi dello Stato di pertinenza. Questo determinava, ad esempio, la cessione da parte del vescovato di Verona dei vicariati di Avio e Brentonico alla diocesi di Trento (1787), mentre la diocesi di Feltre restringeva il suo territorio all'interno dei confini del dominio veneto; altre sistemazioni territoriali si verificavano nella zona triestina e istriana. Nel territorio del vescovato di Adria e Rovigo, suffraganeo di Ravenna, dodici parrocchie dovevano restare ancora per poco soggette alla abbazia della Vangadizza (Badia, Barbuglio, Barucchella, Borsea, Cavazzana, Crocetta, Fratta, Rasa, Saguedo, Salvaterra, San Martino di Venezze, Villafora), e piu' precisamente fino al 1792, quando a seguito della sua soppressione passarono sotto il controllo del vescovo di Adria. Nella diocesi lombarda di Brescia la zona di Asola era sottoposta al controllo dell'abate di quella citta', che aveva ottenuto le insegne pontificie. Nella mappa l'area di Asola viene, a differenza del territorio della Vangadizza, evidenziata con il suo contorno territoriale poiche' il reggente e' inserito nell'elenco degli Arcivescovi, e Vescovi dello Stato Veneto ("Protogiornale"). La diocesi lombarda di Bergamo era suffraganea di Milano, mentre Crema, elevata a diocesi nel 1580, in seguito a varie pressioni diplomatiche esercitate dalla Serenissima non diventava suffraganea di Milano, ma di Bologna. Nella mappa si e' preferito omettere le zone extra diocesane, ricordate nel testo, poiche' in alcuni casi si trattava di aree puntiformi che avrebbero potuto generare confusione. BIBLIOGRAFIA:
"Protogiornale per l'anno MDCCXC", n. 11, 1790. La Chiesa di Venezia nel Settecento, a cura di B. Bertoli, Venezia 1993. Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, VI, a cura di R. Ritzler, P. Sefrin, Patavii 1958. La Diocesi di Bergamo, in Storia religiosa della Lombardia, vol. II, Milano 1988. La Diocesi di Brescia, in Storia religiosa della Lombardia, vol. III, Milano 1992. La Diocesi di Crema, in Storia religiosa della Lombardia, vol. V, Milano 1993. Storia religiosa del Veneto, X voll., Padova 1991-2004.